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Che cos’è l’intelligenza? Da sempre gli scienziati e l’uomo comune si sono fatti questa domanda. Non è semplice definirla, c’è chi ritiene che si misuri nella capacità di risolvere problemi via via più complessi, chi sostiene che abbia a che fare con la capacità di adattamento. A tal proposito, saprai certamente cos’è il QI, il quoziente intellettivo, un numero calcolato tramite degli esercizi logici, che rappresenta su una scala graduata, il livello di intelligenza di un individuo. Molti studiosi, e io la vedo allo stesso modo, non sono d’accordo con questo sistema di misurazione, perché troppo semplicistico per valutare una caratteristica dell’uomo tanto complessa. Inoltre reputano che non esiste solo un tipo di intelligenza, quella logica, ma ce ne sono molte di più, ad esempio: intelligenza spaziale, corporea, musicale, interpersonale, ecc. Una persona può benissimo vantare una notevole intelligenza in un campo e una scarsa intelligenza in un altro. In fondo siamo tutti diversi ed è questa la vera ricchezza.


Nel 1990 i professori Peter Salovey e John D. Mayer definiscono per la prima volta un tipo di intelligenza che ha un grande impatto sulle nostre vite: l’intelligenza emotiva. Fu però Daniel Goleman, pochi anni più tardi, a farla conoscere al grande pubblico. Il suo libro ‘Intelligenza Emotiva: che cos’è e perché può renderci felici’ ebbe il merito di divulgare questo argomento al grande pubblico.

Anche in Italia si iniziò a studiarlo, sia in ambito psicologico, che in ambito organizzativo/aziendale.
Ma cos’è l’intelligenza emotiva? Ovviamente è qualcosa legato alle emozioni, per cui la prima domanda da farci è: “Cosa sono le emozioni?”
Tutti lo sappiamo ovviamente, ma proviamo a darne una definizione.
Possiamo definire le emozioni come delle esperienze o dei processi articolati in più componenti. Sono il segnale che c’è stato un cambiamento dentro o fuori di noi, percepito come soggettivamente importante. La differenza tra le emozioni e altri fenomeni psicologici è che le prime sono multi componenziali.
Daniel Goleman afferma che le emozioni sono una nostra parte fondamentale, in grado di sospingerci verso decisioni piuttosto che altre. Pertanto saperle dominare e gestire è fondamentale per il nostro benessere e quello degli altri e può essere il fattore determinante per il successo o il fallimento.
Abbinare l’emotività e la razionalità può sembrare bizzarro e paradossale. Cuore e cervello. Ma così non è, in quanto l’intelligenza e l’emotività non sono in contrasto fra loro, ma possono lavorare in sinergia per poter vivere meglio. Un uso intelligente delle emozioni non solo è possibile, ma è anche auspicabile per vivere meglio il rapporto con se stessi e con gli altri.

Le componenti dell’intelligenza emotiva sono tre:
• l’autoconsapevolezza
• l’autocontrollo
• l’empatia

Queste si possono sviluppare e rinforzare con un opportuno lavoro interiore che comprende, fra l’altro:

• Fare attenzione ai nostri stati interiori e non smettere di interrogarci sulla loro natura e origine
• Accettare le emozioni come parte di noi e non contrastarle
• Imparare a individuare e bloccare i pensieri automatici che sono dannosi e auto potenzianti
• Ascoltare gli altri evitando l’impulso di giudicarli e di etichettarli
• Riconoscere e leggere il linguaggio non verbale


Insomma, l’intelligenza emotiva è un mix di empatia, motivazione, autocontrollo, logica, capacità di adattamento e di gestione delle proprie emozioni, al fine di riuscire ad utilizzare i lati positivi di ogni situazione cui si va incontro.


Per migliorare la nostra intelligenza emotiva, dobbiamo lavorare su 4 fronti, tutti molto importanti:
1) Avere consapevolezza delle proprie emozioni, ossia ascoltarsi attentamente e riconoscere cosa si prova. Se, ad esempio, ogni volta che vediamo una ragazzo/a sentiamo un certo moto dentro, la cosa più sbagliata è far finta di niente. Se il nostro superiore ci ha ripreso a lavoro e proviamo rabbia, non cerchiamo di negarla o peggio di eliminarla da noi. Sentiamo quello che c’è e cerchiamo di darle un nome. Con la pratica diventeremo sempre più bravi in questo.

2) Gestire le proprie emozioni. Una volta che sono state riconosciute, dobbiamo tenerne conto e sfruttarle a nostro favore, in modo ‘intelligente’.

3) Saper leggere le emozioni degli altri. Anche questo non è semplicissimo, ma si può migliorare con la pratica. Quando si è con altre persone, in gruppo, in una riunione, ad esempio, è importante capire le emozioni degli altri.

4) Veicolare le emozioni in un gruppo. Saper leggere le emozioni degli altri non è sufficiente, dobbiamo riuscire a veicolare le loro e le nostre emozioni in modo efficace, per portare la situazione al livello che desideriamo.

Tempo fa ho assistito a una scena incredibile. Ero su un autobus insieme a un collega, diretto a casa dopo una giornata di lavoro. A una fermata salì un signore sulla cinquantina che iniziò subito a imprecare e infastidire verbalmente le persone. Era evidentemente arrabbiato per qualche motivo, ma le persone erano stanche e nessuno gli dava retta. Tuttavia lui non smetteva, forse era anche un po’ ubriaco. A un certo punto il mio collega si alzò e si avvicinò al signore. Gli disse, scusandosi, che capiva il suo stato perché anche lui aveva avuto una brutta giornata. L’educazione e la gentilezza del mio amico lasciarono l’uomo spiazzato. Non si aspetta una reazione di quel tipo ed era chiaro che non sapeva come reagire. Il mio collega allora gli chiese perché fosse così nervoso. L’uomo iniziò a singhiozzare e raccontò la sua storia. Venne fuori che pochi giorni fa la moglie lo aveva lasciato e quella mattina aveva anche perso il lavoro. Era arrabbiato con la moglie e spaventato per il suo futuro. Il mio collega lo ascoltò attentamente e lo rincuorò dandogli una bella dose di fiducia. L’uomo ricambio accostando la sua mano sulla spalla del mio amico e ringraziandolo di cuore, poi andò a sedersi tranquillo in fondo all’autobus. Capì allora cosa volesse dire usare l’intelligenza emotiva in modo magistrale. Il mio amico mi confessò dopo che aveva appena letto il libro di Daniel Goleman e che l’aveva lasciato positivamente stupito. Certo, non è da tutti comportarsi con una tale padronanza e assertività, ma sono certo che col dovuto esercizio è possibile ottenere degli ottimi risultati.



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