Tempo di lettura: 8 minuti


Quando devo parlare di un argomento delicato e importante come la depressione, mi piace partire dai numeri, perché, si sa, i numeri non mentono mai. Te ne mostro qualcuno. In Italia la depressione colpisce ben 2,8 milioni di persone, il che corrisponde al 5,4% delle persone maggiori di 15 anni. Inoltre la depressione è spesso associata all’ansia cronica grave. Si stima che il 7% della popolazione oltre i 14 anni (3,7 milioni di persone) abbia sofferto nell’anno di disturbi ansioso-depressivi. Le statistiche evidenziano come al crescere dell’età aumenta la prevalenza dei disturbi di depressione e ansia cronica grave (dal 5,8% tra i 35-64 anni al 14,9% dopo i 65 anni). Come si può intuire, i disturbi ansioso-depressivi si associano a condizioni di svantaggio sociale ed economico: rispetto ai coetanei più istruiti, raddoppiano negli adulti con basso livello di istruzione e triplicano (16,6% rispetto a 6,3%) tra gli anziani, fra i quali risultano però meno evidenti i differenziali rispetto al reddito. Infine, nel mondo sono circa 800 mila le morti per suicidio. Potrei continuare ancora, ma da quanto detto è evidente come la depressione, insieme all’ansia che è spesso sua compagna, sia una delle malattie più diffuse e debilitanti al mondo. Una vera e propria epidemia planetaria.


Ma è anche una delle malattie che meno si conoscono, o meglio, si crede di conoscere per sentito dire, perché si ha la fortuna di non toccarla di prima o di seconda mano. Io non sono né uno psichiatra, né uno psicologo, ma ho convissuto con la depressione per più di vent’anni, quindi credo di essere titolato a parlarne. In questo articolo, più che evidenziarti i dati oggettivi e sanitari, vorrei farti capire cosa prova una persona depressa. Ho infinto rispetto per le figure mediche e psicoterapeutiche, ma sono fermamente convinto che solo chi ci passa possa capire appieno la portata della situazione.


Partiamo dalla definizione classica:
La depressione è una patologia caratterizzata da umore triste, vuoto o irritabile, accompagnata spesso da ansia e da modificazioni fisiche, fisiologiche e cognitive, che incidono in modo significativo sulla capacità di funzionamento dell’individuo. Questa condizione deve perdurare per almeno due settimane.


Questa è la definizione classica che si può trovare su Wikipedia o su qualunque sito in materia.
L’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) definisce la depressione in questo modo:

“una patologia caratterizzata da una tristezza persistente e dalla perdita di interesse nelle attività solitamente piacevoli, accompagnata da una difficoltà nello svolgere le attività quotidiane, che dura per almeno due settimane. Le persone con depressione generalmente presentano anche molti dei seguenti sintomi: perdita di energia, cambiamento nell’appetito, aumento o diminuzione del sonno, ansia, riduzione della concentrazione, indecisione, irrequietezza, sensazione di inutilità, sensi di colpa, disperazione, pensieri di autolesionismo o di suicidio”.

Come si può facilmente evincere da ciò, la depressione è anzitutto una patologia, pertanto ha dignità di tante altre malattie. Poi è ha una struttura molto complessa, che, oltre alla sfera emotiva, coinvolge sempre anche il corpo e le funzioni fisiologiche. È molto comune per un depresso avere meno appetito, sperimentando di conseguenza un calo di peso, o, all’opposto, mangiare molto di più. Il sonno è un’altra attività fisiologica che viene fortemente modificata dalla malattia. In genere si ha un sonno deficitario in termini di ore e di qualità.

Mi è capitato tante volte di tentare di spiegare ad altri cosa è la depressione e come ci si sente dall’interno. Le parole non rendono bene l’idea, perché se provo a usare termini come ‘disperazione’ oppure ‘vuoto’, la persona che ho di fronte, per immaginarsela, proverà a ripescare dalla sua memoria le volte in cui si è sentito in quel modo. Ma se non è mai stato depresso, non riuscirà mai ad avere la piena cognizione di quanto io voglia trasmettergli. È impossibile. La cosa migliore è, forse, usare delle metafore. Ad esempio, quella che io uso è la scena delle sabbie mobili, che conosciamo tutti, in cui ti senti sprofondare e ti agiti, ma più ti agiti, più peggiori la situazione. Oppure invito a immaginare di trovarsi in un posto totalmente buio che non si conosce e vagare senza meta e senza neanche una luce. Poi ognuno la descrive come meglio crede. Wiston Churcill ha convissuto tutta la sua vita con la depressione, che chiamava “il suo cane nero”. Tantissimi sono i personaggi famosi che lottano o hanno lottato contro la depressione, ma quelli che fanno coming out sono solo la punta di un iceberg. In fondo meglio non parlare, si ha vergogna, si rischia di non venire capiti, ma ciò che è peggio, si rischia di essere marchiati a vita. Spero tanto che questa cosa cambi al più presto, credo che riconoscerla e parlarne sia un passo fondamentale per una corretta prevenzione e cura.


In realtà, con il termine ‘depressione’ non si indica una sola tipologia di malattia, ma esistono diverse forme depressive, ognuna con caratteristiche peculiari. Vediamo le principali:

Depressione maggiore: è la forma classica, ma anche la più diffusa. I suoi sintomi impediscono lo svolgimento delle normali attività quotidiane (ad esempio, lavorare, dormire e mangiare), ma anche delle attività che in condizioni normali danno sensazioni positive e piacere.
Distimia: si tratta di un disturbo caratterizzato da sintomi simili a quelli della depressione maggiore, anche se tendono a manifestarsi in maniera più lieve.
Disturbo bipolare: si tratta di una patologia caratterizzata dall’alternarsi di stati depressivi a stati maniacali o ipomaniacali.
Tutte le forme di depressione con rispettive caratteristiche sono elencate nel Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM), ora arrivato alla sua quinta edizione (Gennaio 2021).


Ma come si riconosce la depressione?
Dalla mia esperienza, i sintomi principali sono sicuramente:
• mancanza di appetito
• insonnia
• perdita del piacere nel fare le cose che normalmente ci fanno stare bene
• assenza di desiderio sessuale
• difficoltà di concentrazione
• tendenza a voler rimanere sempre a letto
• tendenza a non voler avere una vita sociale come prima
• ansia
non è detto che avere uno o più dei sintomi suddetti, implichi automaticamente di soffrire di depressione. Ma se hai qualche dubbio, ti consiglio di consultare subito uno specialista.


Come si cura la depressione?
Anzitutto vorrei tranquillizzarti e dirti che dalla depressione si può guarire, anche se spesso è una malattia cronica che ci si porta per tutta la vita, per cui, oltre alla cura, è indispensabile prevenirla facendo una vita sana.
Ci sono due filosofie di pensiero, quella che affermano che la depressione ha origine biochimica ed è causa da alterazioni dei neurotrasmettitori, come serotonina e dopamina. Quelli che sostengono questa linea propongono una visita psichiatrica e una cura a base di antidepressivi. Quelli di stampo più comportamentale, indicano che la causa è da attribuire al nostro vissuto e al nostro atteggiamento. Per loro la cura è la psicoterapia, in una delle sue tante forme.
So che non è facile dover scegliere a chi affidarsi, ci sono passato e vorrei darti un consiglio generale (che non vuole essere una regola). Se la tua depressione non è molto grave, ossia ‘la percepisci’, ma riesci ancora a svolgere la tua vita normale, magari potresti all’inizio chiedere consulto a uno psicoterapeuta. Forse si tratta solo di un periodo molto stressante. Se, invece, la depressione è molto intensa e vedi che non se ne va col passare delle settimane, sarebbe meglio fare una visita dallo psichiatra. Infatti spesso i farmaci sono necessari e indispensabili per guarire. In questo caso, magari dopo che i farmaci iniziano il loro effetto, si può sempre pensare di farsi aiutare dalla psicoterapia.
Però attenzione, tutto questo non basta. È necessario tornare a fare una vita di benessere, sana e semplice. Il che vuol dire, ad esempio, mangiare bene, fare attività fisica e cercare di evitare lo stress.



0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Sentitevi liberi di contribuire!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *