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“È molto più felice e ha più successo di me”. Molti di noi (per non dire tutti) hanno vissuto l’esperienza di paragonarsi ad altri che (apparentemente) stanno meglio o hanno più “successo” di noi.

Questo tipo di confronto è molto comune e in certi versi innato nella natura umana, ma bisogna prestare attenzione perché può promuove sentimenti di impotenza, gelosia e inferiorità, che possono perfino mettere a repentaglio la nostra identità. La persistenza di questo atteggiamento, detto confronto sociale ascendente, ha portato a livelli più alti di burnout, di delusione, frustrazione e insuccesso in tutti gli ambiti della vita.

Al giorno d’oggi c’è molta ricerca a sostegno di persone che hanno un’idea sbagliata del fatto che altri abbiano vite più piacevoli ed emozionanti delle loro.

Tuttavia, non è sempre semplice, come si potrebbe pensare, accertare effettivamente quello che provano le persone all’interno della loro vita quotidiana. L’approccio seguito nelle indagini è in genere il modello di identificazione-contrasto. Esso afferma che un potente strumento per lo sviluppo e la gestione personale sta nell’identificare le somiglianze tra gli individui e i cosiddetti ‘migliori’.

“L’identificazione di elementi comuni tra il sé e i ‘migliori’ consente alle persone di vedere le loro situazioni in modo diverso quando giungono alla conclusione che sono in grado di padroneggiare le loro situazioni difficili basandosi sulle forze comuni che hanno a disposizione”. Questa strategia è uno stile di gestione (coping) diretto e in grado di risolvere i problemi perché costruisce cambiamenti positivi, piuttosto che produrre un effetto palliativo (Carmona, Buunk, Peiro, Rodriguez e Bravo, 2006).

L’assimilazione verso l’alto facilita le strategie dirette orientate ai compiti attraverso la speranza, la consapevolezza delle proprie risorse e la motivazione.

C’è un altro approccio che potremmo fare nel tentativo di affrontare una situazione difficile, ed è quello che si basa sull’idea che potremmo non aver bisogno del confronto sociale, ma solo della gratitudine. Quello della gratitudine è un tema fondamentale nella Consulenza del Benessere, perciò ne parlerò più estensivamente in altri articoli.

Una visione riconoscente della propria vita, unica e irripetibile, si è dimostrata utile per produrre pace della mente, felicità, salute fisica e soddisfacenti relazioni personali (Emmons & McCollough, 2003).

In realtà non è nulla di nuovo, perché è stata una forma di coping presente in tutta la storia in molte religioni e un aspetto importante e desiderabile della mente umana.

Lo studio del 2003 di Emmons e McCollough ha riconosciuto i benefici della gratitudine e ha studiato come si possa perseguire una visione di questo tipo, tale da inondare dei suoi effetti positivi ogni aspetto della vita. In sintesi, i ricercatori hanno confrontato tre gruppi di persone a cui erano stati assegnati compiti diversi:

1. Un diario di ringraziamento quotidiano.

2. Confronto con altri meno fortunati (confronto sociale verso il basso).

3. Elenco di fastidi quotidiani e aspetti negativi della propria vita attuale.

I risultati sono stai molto importanti. I ricercatori hanno scoperto che il gruppo del diario di gratitudine riportava livelli significativamente più elevati di determinazione, energia, entusiasmo, gioia e comportamento pro-sociale rispetto al gruppo di confronto sociale verso il basso e al terzo gruppo. Concludendo, sebbene il confronto di se stessi con altri meno fortunati appaia vantaggioso in superficie, non è raccomandato come via diretta alla gratitudine e alla serenità, in quanto fornisce solo una valutazione momentanea e a breve termine, senza una profonda analisi personale.

“Affidarsi e assaporare gli aspetti positivi nella vita è una strategia più potente, stabile e diretta per far fronte agli ostacoli di essa, poiché si concentra esclusivamente sul sé, con l’assenza di confronto con gli altri”, insistono Emmons e McCollough.

Puoi avere tutti i soldi, il successo e aver realizzato tutti gli obiettivi del mondo. Ma se non si è grati per nulla di ciò che riguarda la tua vita, è come se continuassi a cercare senza mai trovare ciò che cerchi, e la vita semplicemente non migliorerà. È come se tutto cadesse nel buco nero di cose che diamo per scontate.

Questo è uno dei motivi per cui finiamo per cercare di ottenere di più nella nostra vita. Più amici, più soldi, più status. Ma come puoi averne mai abbastanza se non apprezzi quello che hai? È un vero peccato. Soprattutto perché la maggior parte di noi (perlomeno nel mondo occidentale) dovrebbe essere grata per la vita che ha avuto la fortuna di vivere, se solo la confronta con i miliardi di vite ben più sfortunate che la circondano.

Ci abituiamo agli aspetti positivi della vita così facilmente da dare per scontato i nostri lussi. E a volte, diamo per scontato anche l’amore del nostro partner.

Gli psicologi chiamano questo concetto adattamento edonistico (o set-point della felicità). Il problema di cui dobbiamo essere consapevoli è che abituandoci alle cose meravigliose della nostra vita stiamo assumendo erroneamente che dureranno per sempre. Il modo più efficace per superare il pericolo di abituarsi a ciò che abbiamo è di essere attivamente grati per la loro presenza nella nostra vita.



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