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Ti sei mai chiesto che cos’è il bisogno e che cos’è la voglia? Sembra una mera questione semantica, ma la differenza è più sottile di quanto si possa immaginare ad uno sguardo distratto.

La piramide dei bisogni di Abraham Maslow è una teoria che spiega molto bene come i bisogni dell’uomo siano strutturati a livelli gerarchici. Maslow ci fa notare anche che è indispensabile soddisfare prima i bisogni di un livello per poter andare al livello superiore. Pertanto, come esseri umani, abbiamo bisogni ben definiti, materiali e non. Quelli essenziali sono (lo sappiamo tutti): il cibo, l’acqua, un rifugio, l’abbigliamento, cure mediche, ecc. Nei paesi in via di sviluppo la gente tende a soffrire proprio a causa di questi bisogni primari non soddisfatti. Nel mondo industrializzato, invece, è più probabile che le persone soffrano a causa di attriti familiari, mancanza di amore, lavori insoddisfacenti e traguardi mancati. Coloro che soffrono per la mancanza dei beni primari, raramente si preoccupano di non avere uno scopo. Il loro unico obiettivo è sopravvivere, non c’è tempo per nient’altro. Se però i bisogni primari sono soddisfatti in maniera equilibrata, allora la sofferenza riguarda più che altro desideri non appagati che bisogni non soddisfatti.

Volere può essere una brutta cosa. Se hai bisogno di qualcosa, almeno sarai appagato per un po’ di tempo quando soddisfi quella necessità. Ma se invece vuoi qualcosa, non sarai mai soddisfatto anche quando avrai avuto ciò che vuoi. La tua ‘voglia’ si sposterà su il successivo oggetto del desiderio e continuerai a soffrire. Non puoi e non dovresti sopprimere i tuoi bisogni. Dovresti essere in grado di mangiare, vestirti, amare, ecc. Ma allo stesso tempo il modo in cui scegli di soddisfare i tuoi bisogni, se in maniera folle o saggia, determinerà in gran parte la misura in cui soffrirai. Le tue voglie sono tutt’altra faccenda Se non le controlli, soffrirai. Ma se provi a controllarle, potresti anche scoprire che hai già ciò di cui hai bisogno. In definitiva, la sofferenza scaturisce sia dall’ottenere ciò che vuoi, sia dal non ottenere ciò che vuoi.


“Dobbiamo operare una distinzione molto chiara fra ciò

Che è nell’interesse del nostro Io e ciò che è nel nostro supremo interesse: è scambiare l’uno

Con l’altro la causa di tutta la nostra sofferenza”

Sogyal Rinpoche


Prendiamo un classico scenario: la voglia di avere un bambino. La domanda è: la gente ha bisogno di bambini? O semplicemente li vuole? Io al momento non ho figli, ma penso che i figli dovrebbero essere il frutto di un desiderio e non di un bisogno. Molte persone desiderano un figlio a tal punto, che questo loro desiderio sembra trasformarsi in un bisogno.

Una coppia di miei amici, che chiamerò Matteo e Giusy, era in difficoltà perché volevano un figlio e soffrivano molto per questo. Infatti, c’erano delle ragioni di infertilità che impedivano di coronare il loro sogno. Le probabilità di avere un figlio erano bassissime. Stavano malissimo perché volevano disperatamente qualcosa che non potevano avere. Avevano speso tanto tempo e tanti soldi per tentarle tutte, ma ogni volta che fallivano si sentivano sempre più miseri e sofferenti. Quando dopo tante peripezie riuscirono a adottare una bambina indiana, per ironia della sorte, continuarono a soffrire nel non vederla abbastanza spesso. Erano dei professionisti che lavoravano molto e avevano assunto una babysitter. Per cui tentarono nuovamente di rigiocare la carta dell’adozione e così adottarono un altro bambino. Questo è il classico esempio della sofferenza causata dal ‘non avere qualcosa’, che non è necessariamente alleviata dall’ottenere l’oggetto del proprio desiderio.

Sogynal Rinpoche, un grande insegnante buddista tibetano, ha dato alcune bellissime lezioni sulla sofferenza e sulla sua prevenzione. Ha insegnato che esistono solo due tipi di infelicità: l’infelicità di avere e l’infelicità del non avere. L’esperienza è la stessa, sia se soffri perché hai qualcosa, sia se soffri perché ti manca qualcosa. Soffrire è indipendente dalle circostanze.

La sofferenza risiede nella tua mente e in nessun altro luogo. Finché pensi che la tua sofferenza sia causata solo da circostanze esterne (e che solo circostanze esterne possono curare) ti sentirai come una pallina da tennis che viene rimpallata da due giocatori che si chiamano ‘avere’ e ‘non avere’, che non si stancano mai di giocare. La morale, forse un po’ scontata, è di essere contenti di ciò che si ha e anche di ciò che non si ha. La vera felicità è interiore e non dipende da elementi esterni a una persona. La ragione dell’infelicità della coppia di miei amici non è il fatto di non avere figli, ma l’attaccamento al fatto che la felicità dipenda da una serie di circostanze esterne, che cambiano ogni volta. Più spesso di quanto non si creda, le idee che nutrono le persone sono la causa stessa delle sofferenze che provano. Ciononostante, nel tentativo di essere felice, la gente cerca di modificare tutti i fattori esterni. E anche se spesso riesce a procurare dei cambiamenti, poi non è detto che riesca a sottrarsi all’infelicità.

Molti di noi soffrono perché considerano la felicità come un obiettivo esterno, come un traguardo da centrare: la laurea, il lavoro, l’aumento di stipendio, la macchina, la casa, il figlio, la pensione, ecc. Il nostro mondo occidentale fa enormi pressioni su di noi, perché raggiungere questi obiettivi vuol dire dover acquistare e spendere soldi. È questo il senso della società capitalista che ci avvolge. Ma è anche oggettivamente difficile sottrarsi, perché siamo letteralmente bombardati ogni giorno da mille messaggi. Oggi riflettevo su una pubblicità in TV di un profumo. La scena era composta da un uomo di una bellezza quasi da dio greco con accanto una supermodella giovane, insomma una coppia come se ne vedono tante in giro (sono ironico…). Ovviamente entrambi sorridenti e felici sopra un motoscafo di lusso al largo di Capri. Lo spot non menzionava il profumo se non nell’ultima scena. I pubblicitari così facendo hanno associato l’idea che usando il loro profumo si possa facilmente raggiungere desideri come: essere più bello, avere un partner migliore, fare una bella vacanza ed essere ricchi. Lo scopo è centrato in pieno: vendere una botticella di acqua profumata, oggetto del tutto inutile e superfluo (ma che la società considera spesso un must), a un prezzo esorbitante.



Fonte: UNIPSI 2021


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